No no va bene
intato posto il seguito anche io
Parte III
Un tuffo nel passato:
(Parte III) “IL viaggio nell’Ade”
La notte Silvia anche se si era addormentata, nonostante lo spavento e il dubbio, dopo aver visto in Radamanti quella luce viola e oscura, non riuscì a fare un sonno tranquillo, infatti anche lei fece un sogno, un sogno terrificante:
Era da sola lungo un oscuro corridoio, camminava , si sentiva solo il suono dei suoi passi.
Silvia: “Dove sono?è così buio qui. Rada dove sei?”.
Si chiese mentre avanzava, lenta chiamando, il suo ragazzo, che non rispose lasciando echeggiare la sua voce, che rendeva il tutto così spettrale.
Ad un tratto uno sparo, uno suono sordo echeggiante che rimbombò dappertutto.
Silvia: “Cos’è stato?.”.
Un altro sparo, poi ancora, la ragazza corse in direzione degli spari, poi ad un tratto si ritrovò bloccata da un muro trasparente, nel quale vide una scena che forse non doveva vedere.
Radamantis, era a terra, trivellato da colpi di pistola, in un lago di sangue, mentre oscure figure vi erano in piedi, a guardare il suo cadavere.
Silvia rimase ammutolita, e incredula, la sensazione di disperazione di non dover più vedere il suo adorato, la percosse, lanciò un urlo, mentre cercava di battere sul vetro che le impediva di andare da lui, che la faceva soffrire ancora di più.
Poi l’immagine scomparve gradualmente, e la ragazza fu inghiottita nel buio.
Si svegliò di colpo.
Era mattina, il sole penetrava attraverso la finestra mezza rotta del deposito, Silvia era in un primo momento, era contenta, di essersi svegliata da quell’incubo, era stato solo un sogno,
Si guardò attorno e vide che Radamantis, non c’era già, non era strano lui non l’avvisava mai quando se ne’andava, era abituata a questo suo comportamento, ma non vedendolo ora, iniziò ad avere una strana sensazione di inquietudine, e di ansia,iniziò a cercarlo.
Silvia: “Rada? Dove sei rispondi?”.
Lo chiamò diverse volte, ma nessuna risposta, allora la preoccupazione salì di colpo, andò subito a cercarlo.
Intanto il ragazzo, si era diretto verso il luogo in cui aspettava, la sua vittima , il poliziotto della squadra investigativa che gli aveva detto di uccidere Don Domingo, lo aspettava come la morte silente avanti a casa sua, impugnando la sua pistola, che era riposta nel suo impermeabile nero, il suo cappello a tesa larga copriva il suo volto dandogli un aria sinistra, come un fantasma.
Aspettò per qualche tempo, poi la sua vittima si fece avanti , era appena tornato dal suo lavoro, si vedeva un po’ dal suo lungo impermeabile e anche dalla pistola di ordinanza appesa ai pantaloni.
Radamantis lo vide, solo un pensiero lo sfiorò.
Radamantis: “Sei qui finalmente, la morte sa attendere…”.
Si avvicinò cauto alla sua vittima, che intanto stava tirando fuori le chiavi di casa, ad un tratto gli scivolarono di mano e caddero a terra, allora il poliziotto si abbassò per raccattarle, ma avanti a lui vi era Radamantis, che tirò fuori la pistola.
Il destino volle che proprio in quel momento, una pattuglia di poliziotti che stava facendo il suo giro, assistette alla scena e subito uscirono fuori dalla macchina, e puntarono le loro pistole.
Fu un attimo, una questione di nano secondi, che però il tempo faceva scorrere lentamente come la sabbia in una clessidra.
I poliziotti intimarono al ragazzo di fermarsi, Radamantis fece solo in tempo a stupirsi, e anche a spaventarsi, dato l’ improvvisata degli agenti, puntò veloce la pistola su di loro, ma quelli non gli diedero tempo di puntarla che subito partì una raffica di colpi dalle loro pistole che colpirono il corpo del ragazzo facendolo stramazzare al suolo.
In quel momento, Radamantis ebbe solo la forza di pensare, che prima o poi sarebbe arrivata anche da lui la morte, esattamente come lui l’ha fatta arrivare agli altri.
Ironia della sorte, successe esattamente come nel sogno di Silvia.
In quel momento infatti Silvia arrivò e come nel sogno, davanti a quella scena si sentì impotente e di improvviso una disperazione l’assalì, si buttò sul corpo , privo ormai di vita del suo ragazzo, e chiamò il suo nome tra le lacrime.
Silvia: “Radamantis, Noooo…”.
La ragazza era incontrollabile, i poliziotti si avvicinarono a lei e cercarono di allontanarla, mentre lei non voleva staccarsi dal corpo, del suo adorato, dovettero staccarla a forza, mentre li malediceva tutti, ma soprattutto se stessa per non averlo fermato.
Intanto dal tetto sopra un palazzo, I due giganti Minos e Garuda che avevano assistito alla scena, erano felici , che fosse andata così, dopo tutto era proprio Radamantis che cercavano,
Minos: “Beh ci hanno risparmiato la fatica di ucciderlo.”.
Garuda: “Peccato.”.
Minos: “Che facciamo andiamo a prenderlo?”.
Garuda: “Ovvio, è giunto il momento che il drago torni a casa.”.
Minos: “Cosa stiamo aspettando allora? Andiamo.”.
I due specter saltarono furtivamente giù, arrivando sul ciglio della strada proprio di fronte al luogo del l’accaduto dove vi era Silvia ancora in lacrime, e gli agenti che cercavano di calmarla, mentre il poliziotto che doveva essere ucciso da Radamantis , copriva il corpo con un telo nero, sentendosi sollevato di essere scampato alla morte.
Minos e Garuda si avvicinarono.
Minos: “Ehi voi vivi ? levatevi di mezzo e dateci quel cadavere, non appartiene più a questo mondo, altrimenti sarà peggio per voi.”.
I poliziotti e Silvia si girarono videro i due, Silvia si ricordò subito di loro, li aveva già visti, anche se erano ammantati nei loro mantelli neri ,e ora invece sfoggiavano le loro surplice nere come l’ebano e spaventose.
Silvia: “Non è possibile voi?...”.
I poliziotti furono spaventati dalle due figure , e tremanti iniziarono ad intimare loro di fermarsi.
Poliziotto: “Fermi vuoi due, non avvicinatevi, o dovremo aprire i fuoco.”.
La pistola era tremante, e i due specter , non mostravano segni di esitazione alcuna, avanzavano lenti come la morte.
I poliziotti a quel punto presi dalla paura, iniziarono a sparare, i colpì balzavano come niente sulle oscure surplice, e i colpi portati al volto o alle parti scoperte erano parati con estrema facilità , dal cosmo nero dei due giganti.
Gli agenti , tremarono i tre poliziotti arrivati iniziarono a scappare, mentre l’investigatore era ancora attonito e incredulo a ciò che stava vedendo, Silvia invece rimase immobile anche lei attonita, con il cuore in gola che le pulsava avidamente, senza mai fermarsi.
Garuda vide la ragazza si ricordò di lei.
Garuda: “Di nuovo tu? A quanto pare noto che ci incontriamo ancora.”.
Silvia era troppo , impaurita per rispondere.
Garuda: “Non ti preoccupare per lui, ritornerà in vita molto presto, ma non ti garantisco che potrai rivederlo, dipende tutto dalla decisione del nostro signore, quando si risveglierà, fino ad allora, aspettalo se ci tieni tanto.”.
Silvia sentì pronunciare quelle parole così astratte, non era possibile farlo tornare in vita, quell’uomo stava delirando, eppure qualcosa le diceva che quei due nascondevano, un alone di mistero, così nonostante la paura ebbe il coraggio di parlargli ancora.
Silvia: “No aspettate, non è possibile quello che dici, mi stai solo prendendo in giro, lascialo stare chiaro non toccarlo.”.
I due non ascoltarono Garuda, levò il lenzuolo nero, un ultima occhiata, Minos annuì col capo.
Minos: “è lui l’uomo che cerchiamo, colui che dominerà il drago.”.
Garuda annuì a sua volta, poi prese per i capelli il cadavere e iniziò a trascinarselo dietro, mentre il sangue a terra seguiva i movimenti come un ombra.
Garuda: “Andiamo qui il nostro lavoro è finito.”.
I due specter iniziarono ad andarsene.
Silvia non poteva stare a guardare, mentre le portavano via l’unica sua ragione di vita, no non ci stava, iniziò così a rincorrerli.
Silvia: “Fermi non potete portarmelo via, lasciatelo lui deve stare qui.”.
I due si fermarono, mentre Silvia cercò di staccare la mano di Garuda dal suo adorato.
Silvia: “Lascialo, hai capito lascialo, pazzo .”.
La ragazza era arrabbiata , mentre singhiozzava e tentava di strappare via in suo amore dalle mani, di quell’essere, che non lo mollava.
Alla fine intervenne Minos che la fermò con il suo cosmo, poi fece in modo di farla svenire,la ragazza cadde a terra.
Minos: “Non la uccido solo perché è una donna. Andiamo ora.”.
Garuda: “Una donna innamorata.”.
Minos: “Innamorata? Stronzate, le donne si innamorano di tutti. Sono tutte sciaquette da quattro soldi. In vita ne ho già avute troppe.”.
Garuda: “Io invece ho sempre cercato di stare lontano da loro, a parte forse una volta , non me lo ricordo di preciso...”.
Minos: “Hai fatto bene credimi,e poi ormai che importa siamo morti. Non ti crucciare troppo.”.
Garuda , alzò le spalle, dando ragione all’altro, anche se gli scappò un sorriso pensando, a quello che gli aveva detto Minos, non pensava davvero che lui gli dicesse una frase simile dopo tanto tempo, l’ultima volta che aveva scherzato sul tema delle donne era quando era ancora in vita prima di morire, con dei suoi amici , si ricordava vagamente , però anche lui aveva avuto una bella donna che lo ha amato, è per questo che si era accorto del sentimento di Silvia nei confronti di Radamantis, e infondo gli dispiaceva, ma ormai non c’era tempo per dire di no, il suo signore Hades attendeva, e il drago doveva fare ritorno, poi continuò a camminare.
Intanto nelle profondità più infinite dove tutto taceva, una strana processione si stava svolgendo lungo un sentiero, che portava al corso di un fiume un fiume lunghissimo e tetro, L’Acheronte il fiume che porta nell’ade.
Quella processione infatti erano , nient’altro che anime che aspettavano di essere traghettate fino alla loro meta, gli inferi, tra queste però una figura famigliare.
Radamantis.
Radamanti: “Che strano posto ma che diavolo è?”.
Attorno a lui nient’altro che anime dannate, che si lamentavano, ad un tratto scorse qualcuno che conosceva.
Radamantis: “ma quello non è quel magistrato che ho fatto fuori?”.
L’anima di quel’uomo sembrava, molto stanca e immersa nella più totale oscurità, e si lamentava,probabilmente non era un uomo così giusto, se è finito laggiù, anche se rappresentava la legge.
Radamantis: “ Quindi sono morto anche io e questo deve essere l’inferno. Sapevo che sarei finito qui prima o poi, ma cosa significa questo fiume?”.
Ad un tratto da lontano si scorse una barca, dove uno oscuro traghettatore , canticchiava una canzoncina storpia, e stonata.
Radamantis: “ Che schifo ma chi è quello che sta cantando con questa voce assurda, Mammamia, insopportabile.”.
Si tappò le orecchie, alla fine la barca si fermò, e da lì ne scese un uomo con un armatura nera come la notte, simile a quella dei giganti dell’Ade, tanto che Radamantis, sembrò quasi di conoscere.
Quello strano essere sembrava rintronato completamente, e si comportava con non curanza, scherzando.
Quello: “buona sera a tutti Signori, benvenuti all’inferno, io sono Caronte il traghettatore di anime, e il mio compito è accompagnarvi alle porte dell’Ade dove verrete giudicati e condannati alle vostre pene.”.
Tutti tacquero aspettando il loro destino , mente Radamantis era impassibile, anche se a vedere quello scemo gli sarebbe venuta voglia , di ucciderlo subito.
Caronte, su forza muoviamoci voglio un bel gruppetto, ma non spingete, tanto tornerò a prendervi, ah ah ah.”.
Caronte selezionò un gruppo tra cui Radamantis.
Caronte: “ Ok signori, per salire sulla mia baca, dovete per prima pagarmi il biglietto. Su muovetevi, uno alla volta chiaro?”.
Radamantis: “ Cosa? Dobbiamo anche pagare un cretino come quello,tral’aro stonato come una campana ,che ci porta in luogo dove dovremmo pure soffrire, figurati, scordatelo. Preferisco vagare qui allora”.
Caronte: “ Ehi a chi hai dato del cretino? E poi come osi dire che sono stonato? Non sai ciò che dici io sono un tenore qui e poi, lo sai che io sono una delle massime autorità qui? devi portarmi rispetto, oppure Hades ti infliggerà una punizione, orrenda.”
Radamantis: “E chi se ne frega? Tanto sono già morto, non ho niente da perdere, io ti saluto tonto.”.
Caronte: “ Grrr adesso basta . di solito le anime che non possono pagare il tragitto, vagano nell’limbo per sempre , però con te visto che sei così sfacciato ho deciso di provvedere a punirti personalmente gettandoti nel fiume Acheronte.”.
Lo specter cercò di attaccare Radamantis, però forse non aveva capito con chi aveva a che fare, il ragazzo era di spirito molto forte, tant’è vero che il drago sarebbe stato domato da lui, quindi non si fece intimidire da quell’omuncolo, che senz’altro aveva strani poteri, che nemmeno lui immaginava, ma la cosa che odiava è essere comandato a bacchetta, e inoltre se qualcuno voleva fare a botte, per lui sarebbe stato un piacere, di solito vinceva spesso, e poi qualcosa in lui di nuovo iniziò a fremere, esattamente come nel sogno che aveva fatto, sentiva di nuovo quella sensazione, e gli parve di vedere di nuovo quel drago, impadronirsi di lui , il drago nero.
Radamantis: “ Sei irritante idiota.”.
Lo specter di Caronte iniziò ad attaccarlo con alcuni suoi poteri , dall’alone viola, erano colpi molto potenti, un normale umano avrebbe fatto una brutta fine, ma con sorpresa dello stesso specter, Radamantis espanse una energia potentissima, che creò dei raggi viola che presero alla sprovvista il traghettatore infernale e lo scaraventò qualche metro avanti , dove vi era la riva del fiume.
In quel momento le anime che vi erano nel fiume iniziarono a trascinare Caronte insieme a lui.
Caronte: “ Ehi fermi giù le mani, ve lo ordino. Ahhh… aiuto salvami ti prego…”.
Lo specter si dimenava invano e chiedeva aiuto a Radamantis, che intanto non capiva, come aveva fatto a fare quei raggi? non se ne rese conto.
Caronte: “Ehi tu aiuto…Salvami, ti accompagnerò gratis alla porta infernale, te lo prometto aiutami…”.
Radamantis anche se avrebbe benissimo fatto a meno di un tipo simile, non poteva lasciarlo lì, sentiva che qualcosa lo spingeva a salvarlo, lo sentiva vicino a lui, in effetti il bagliore viola che ava visto prima in quell’uomo era uguale al suo anche se più debole, quindi prese il remo del traghettatore che era rimasto a terra, e glielo allungò.
Lo specter, si aggrappò freneticamente , poi il ragazzo lo tirò a riva.
Lo specter tossì, poi guardò l’altro, non avrebbe mai immaginato , che un umano, che non era nemmeno un guerriero di Hades avesse un potere oscuro così immenso, pari al suo, se non superiore.
Caronte: “ Grazie.”.
Radamantis : “ Beh la strada che mi conduce là dove verrò punito, la sai tu e poi un fiume senza il suo traghettatore è non servirebbe a niente.”.
Caronte, si prestò a continuare a fare il suo lavoro.
Caronte: “Dai muoviti, ho già perso tempo , non vorrei sentire lamentele perché non sono puntuale ,da quelle altre anime che aspettano. E poi per te ci sarà Lune a giudicarti, spero che ti dia la pena più dura possibile.”.
Radamantis: “ lo spero anche io se no, che inferno sarebbe?”.
Caronte: “Avrai poco da fare lo spiritoso vedrai.”.
Il ragazzo alzò le spalle, non lo sapeva neppure lui ma lì si sentiva a suo agio, come mai?
Radamantis lo seguì, sempre impassibile, anche se andava in un posto dove avrebbe sofferto migliaia di pene.
Caronte, traghettò le anime fino alla porta dell’Ade.
Radamantis scese giù dalla barca.
Caronte: “Eccoci arrivati , vedete quella porta là? Quella è la porta del regno di Ade, attraversatela e vi troverete avanti al palazzo del giudizio.”.
Radamanti: “ Che c’è scritto là sopra?”.
Il ragazzo indicò la scritta in greco antico che vi era in cima alla porta.
Caronte: “ sei proprio sicuro di volerlo sapere?”.
Radamantis: “ Se te l’ho chiesto ci sarà un motivo, non pensi?”.
Caronte: “ C’è scritto ‘Lasciate ogni speranza o voi che entrate.’ ”.
Radamantis: “ Rassicurante.”.
Il ragazzo era ironico, Caronte alzò le spalle.
Caronte : “ Scusa che pretendevi che ci fosse scritto ’ Benvenuti ‘?”.
Radamantis: “ Beh una bella ristrutturata a questo posto, ci vorrebbe, tuttavia visto che devo andare a scontare le mie pene, non è che prima avresti dietro una sigaretta, vorrei fumarmela, tanto sono già morto.”.
Caronte: “ Ehm appunto che sei morto, non dovresti avere il desideri di fumare, mi spiace ma non le ho.”.
Radamantis: “ Uffa qui è proprio un inferno.”.
Radamantis si avviò avanti, insieme alle altre anime, poi si voltò un'altra volta verso il traghettatore.
Radamantis: “ ehi Caronte , vienimi a trovare ogni tanto se ti capita.”.
Gli fece un saluto con la mano .
Caronte : “ Che tipo, certo che non avere paura di andare all’inferno non è da tutti, avrà proprio sofferto molto , in vita per non avere paura di questo posto.”.
Il gruppo di anime si diresse verso la porta del grande palazzo della prima prigione, dove li fermò uno strano tipo Marchino specter di guardia.
Marchino: “ Ehi fermi non potete entrare tutte insieme uno alla volta chiaro?”
Radamantis sbuffò e iniziò a pensare.
Radamantis: “Che p***e anche per stare all’inferno ti fanno fare la fila.”.
Marchino: “Su forza . Tu muoviti entra.”.
Indicò Radamantis.
Radamantis: “ Meno male sono primo così evito la fila, che fortuna.”
Marchino: “ Vedo che abbiamo uno molto ansioso di bruciare tra le fiamme di Hades, bene mi fa piacere.”.
Radamantis: “ E allora ?dai apri sta cavolo di porta, mi sono rotto di sentire le vostre storie.”.
Marchino fu sorpreso del comportamento del ragazzo, tuttavia aprì.
Marchino: “ ecco prego entra visto che sei tanto ansioso.”.
Radamantis: “ Voglio togliermi dai piedi la tua brutta faccia.”
Marchino: “ Ah io sarei brutto , ma ti sei visto tu con quel sopraciglio e quella cresta intesta.”.
Radamantius: “ meglio che essere un troll ammuffito come te.”
Marchino: “ Grrr, entra avanti. Razza di impudente, spero che il signor Lune ti scaraventi tra le fiamme dei dannati.”.
Radamantis indifferente entrò, All’interno c’era un ampio atrio dove vi era in alto un enorme scrivania dove seduto,era Lune, lo specter giudicatore di Barlon, avanti a se aveva il libro dove vi erano segnati i nomi dei relativi defunti e i vari peccati, con le punizioni da infliggere.
Lune: “Su avvicinati e presentami il tuo nome, anima dannata”.
Radamantis: “ Il mio nome è Radamantis .”.
Lune guardò sull’elenco.
Lune : “ Radamantis, Radamantis , a, b, c…uffa ma dov’è la r …vuoi vedere che quell’idiota di Marchino mi ha passato l’elenco che arriva fino alla m?...ecco lo sapevo…Marchino?...”.
Radamantis ne approfittò per sbadigliare intanto, Marchino arrivò di corsa.
Marchino: “ Si mio signore.”.
Lune: “Vammi a prendere l’elenco che arriva fino alla z , razza di idiota.”.
Marchino ubbidì. Intanto in quel momento arrivarono i due giganti Garuda e Minos con il corpo di Radamantis, che non appena lo vide, non credeva ai propri occhi, quello era lui, certo faceva un gran bell’effetto in quella condizione , vedersi, insomma lui era da una parte, mentre vedeva il suo corpo martoriato in quel modo.
Garuda: “ Bene per fortuna Lune non ti ha ancora giudicato.”
Lune: “ Non l’ho fatto ancora , perché quell’idiota non mi ha portato l’elenco giusto, Marchino? Insomma muovi le chiappe , se non vuoi una frustata.”.
Marchino arrivò subito con l’enorme elenco.
Marchino: “ Ecco qui mio signore l’ho trovato.”.
Lune: “ era ora.”.
Minos: “ Aspetta Lune, non devi giudicare quest’uomo.”.
Lune: “ Cosa è perché mai?”.
Garuda: “ Perché Hades ha deciso che deve rinascere ancora e servirci?Lui è il drago.”
Lune: “ ah capisco, bene sei libero allora su vattene ho molto da fare oggi .”
Radamantis, non capì, perché non lo avevano punito? E poi perché gli stava capitando tutto questo, che centra il suo corpo, perché lo hanno portato lì dal regno dei vivi?
Mille domande senza risposta.
Radamantis: “Scusate, non capisco, sono morto, perché volete che rinasca e poi come faccio?”.
Garuda: “ ti spiegheremo tutto quando saremo da Lady Pandora.”.
Radamantis: “ Un momento , ma voi due vi ho già visto.”.
Minos : “Ci siamo incontrati nel regno dei vivi, è vero, eravamo venuti a cercarti, per ucciderti, ma invece il destino ha voluto che tu morissi non per mano nostra buffo vero?”.
Radamantis; “ scusate ma perché non mi avete ucciso quella volta anzi che salvarmi?”.
Garuda: “ Non lo abbiamo fatto perché non sapevamo che tu eri proprio, l’uomo che cercavamo, quindi ti abbiamo lasciato perdere.”.
Radamantis , rimase titubante, ma presto avrebbe capito tutto, soprattutto quando vedrà il motivo per cui era stato chiamato fin lì, ovvero la sua futura armatura, la Viverna.
Intanto nel regno dei vivi, Silvia era fuori quella sera ed era depressa, non poteva crederci, quegli spettri gli avevano portato via il suo adorato, anche da morto, non poteva accettarlo, piangeva mentre mandava giù un ultimo sorso di liquore, per dimenticare, ma non ci riusciva.
Silvia: “ Radamantis, perché? Dovevo avvisarti, è tutta colpa mia, perdonami.”.
Altre lacrime .
Silvia: “ Basta non c’la faccio più a vivere così, io non posso stare senza di te, voglio raggiungerti Rada…”.
Silvia prese la sua decisione, quindi prese delle pillole, che aveva per la sua depressione e per il suo stress, poi le ingerì tutte, attendendo così la morte, che l’avrebbe portata dal suo Rada.
Continua…