| Il moto di precessione della Terra
La costellazione sul cui sfondo sorge il sole, il giorno dell’equinozio, non è sempre la stessa.
A causa di un lentissimo moto della volta celeste (in realtà è l’asse terrestre a muoversi), il sole equinoziale si sposta da una casa all’altra dello zodiaco nell’arco di circa 2160 anni, compiendo un intero giro in circa 25.920 anni.
Tale lentissimo moto della volta celeste è denominato “precessione degli equinozi”.
La prima stima della precessione terrestre fu fatta da Ipparco nell’anno 130 a.C., confrontando le sue osservazioni con quelle fatte nel 290 a.C dagli astronomi alessandrini Timocari e Aristillo. In particolare, essi misurarono la distanza di stelle come Spica dalla Luna e dal Sole in occasione delle eclissi lunari, e poiché Ipparco poteva calcolare la distanza della Luna e del Sole dall’equinozio in quei momenti, si accorse che Spica e le altre stelle si erano spostate nel corso dei secoli.
In questo modo Ipparco stimò la velocità di precessione degli equinozi in 36″/secolo, ora con metodi più accurati e strumenti migliori si è potuto determinare che tale velocità è di 50.3″/secolo.
Quella di Ipparco è la prima stima ufficiale del moto precessionale, ma si può affermare che tale fenomeno fosse noto già in epoca antichissima, preistorica, in un passato remotissimo (antichissimo già per gli antichi greci) in cui tale conoscenza è stata codificata e tramandata attraverso la narrazione orale, sigillata nella forma del mito. Il mito è giunto sino a noi, ma la decriptazione di ciò che esso ha incapsulato (per un tempo incalcolabile non misurabile con l’orologio della storia ufficiale) è il sorprendente risultato del saggio “Il Mulino di Amleto” di Giorgio de Santillana ed Herta von Dechend. La lettura di questo libro è la fonte di ispirazione degli articoli che compariranno su questo sito.
La precessione degli equinozi è un movimento della Terra che fa cambiare in modo lento ma continuo l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse.
L’asse terrestre subisce una precessione (una rotazione dell’asse attorno alla verticale, simile a quella di una trottola) a causa di una combinazione di fattori: la sua forma non perfettamente sferica (è uno sferoide oblato, che sporge all’equatore) e le forze gravitazionali della Luna e del Sole che agiscono sulla sporgenza equatoriale cercando di riportarla sul piano dell’eclittica.
Il risultato è una precessione che compie un giro ogni 25765 anni circa, durante i quali la posizione delle stelle sulla sfera celeste cambia lentamente. La precessione non è perfettamente regolare, perché la Luna e il Sole non si trovano sempre nello stesso piano e si muovono l’una rispetto all’altro, causando una variazione continua della forza agente sulla Terra. Questa variazione influisce anche sul moto di nutazione. Poiché la direzione dell’asse terrestre cambia, così fa anche la posizione dei poli celesti. Infatti, tra circa 13000 anni, sarà Vega e non la Stella Polare ad indicare il polo nord della sfera celeste.
Precessione planetaria e lunisolare
La Terra è un pianeta soggetto come tutti i corpi celesti dell’Universo alla legge della gravitazione universale: dunque il suo baricentro descrive un’ellisse di cui il Sole occupa uno dei fuochi. Il piano di questa ellisse, cioè il piano orbitale terrestre, prende il nome di eclittica.
Se la Terra fosse una sfera perfetta ed omogenea, cioè con uguale distribuzione di massa, la sua rotazione continuerebbe indefinitamente intorno al suo diametro senza effetti perturbativi dovuti alle forze gravitazionali dei corpi celesti a lei vicini; ma, dato che la Terra ha la forma di un ellissoide appiattito, tale assunto non è valido. Il moto giroscopico della Terra assume i connotati classici di moto giroscopico perturbato da forze esterne, e dunque entrano in gioco tutte le proprietà giroscopiche, fra cui anche la precessione.
Effetti della precessione La precessione dell’asse terrestre fa sì che l’intera volta celeste sembri ruotare lentamente, con un periodo di circa 25765 anni.
Spostamento degli equinozi
La precessione, a rigor di logica, è dell’asse terrestre. Viene però chiamata degli equinozi perché la rotazione della volta celeste fa sì che gli equinozi (definiti come il punto in cui l’equatore celeste e l’eclittica si incrociano) ruotano lentamente attorno al cielo: lo spostamento è di 1 grado ogni 71.6 anni circa.
La precessione fa sì che il ciclo delle stagioni (anno tropico) sia di circa 20.4 minuti più breve del periodo necessario alla Terra per ritornare nella stessa posizione rispetto alle stelle (anno siderale). Tener conto di questa differenza è importante nella compilazione di calendari e nelle regole per stabilire gli anni bisestili.
Spostamento dei poli celesti.
Durante questo periodo il polo nord dell’asse si muove in un cerchio. Oggi il polo nord si trova a meno di 1° dalla stella Polare, la quale però non è molto adatta a questo ruolo: la sua magnitudine apparente è di solo 1,97, piuttosto in basso nella lista delle stelle più brillanti del cielo. D’altra parte, nel 3000 a.C. la stella polare era la debole Thuban nella costellazione del Dragone; con una magnitudine di 3,67 era cinque volte più debole della Polare di oggi, e sarebbe stata del tutto invisibile dalle aree urbane illuminate. La stella più brillante che assumerà il ruolo di stella polare sarà Vega, che lo diventerà attorno all’anno 14000.
Anche oggi, la Polare non si trova esattamente sul polo: una fotografia a lunga esposizione che non segua la rotazione della Terra mostrerà la scia lasciata da questa stella. È però abbastanza vicina da non notare a prima vista la differenza.
Anche il polo sud celeste si muove, perché è sempre perfettamente opposto al polo nord. Il polo sud si trova in una porzione di cielo particolarmente vuota di stelle brillanti. La stella polare sud nominale è σ Octantis che, anche se molto vicina al polo, è di magnitudine 5,5 e quindi a malapena visibile ad occhio nudo anche sotto un cielo molto scuro.
Cambiamento delle coordinate delle stelle.
La precessione dell’asse terrestre è un effetto molto lento, ma il livello di precisione con cui lavorano gli astronomi è tale che deve essere preso in considerazione, o le posizioni delle stelle risulterebbero sbagliate. Gli astronomi devono quindi riferirsi all’ “epoca” a cui le coordinate di un oggetto vengono riferite. Durante la maggior parte del XX secolo è stata usata l’epoca 1950, mentre oggi si usa l’epoca 2000. In pratica, si danno le posizioni delle stelle come erano durante l’anno specificato, e si applica quindi un fattore correttivo (usando formule standardizzate) per tener conto della differenza tra l’anno dell’epoca e la data odierna.
Spostamento delle costellazioni zodiacali astrologiche.
L’astrologia occidentale ha definito in segni astrologici come 12 mesi di un calendario zodiacale (solare) che ha come punti di riferimento gli equinozi e i solstizi. Di conseguenza, essi sono legati più alla Terra che ai corpi celesti esterni. La precessione degli equinozi ha fatto sì che i segni, una volta coincidenti con le zone di cielo occupate dalle costellazioni, siano ora spostati rispetto alla volta celeste di una trentina di gradi: tra l’inizio di un certo segno zodiacale e l’entrata del Sole nella costellazione con lo stesso nome passa circa un mese.
A causa di questa differenza, quando una tavola astrologica indica che un certo pianeta “entra” in un segno, essa si riferisce ad un settore di cielo occupato in realtà dalla costellazione col nome del segno precedente: per esempio, nel periodo dell’Ariete il Sole si trova in realtà nella costellazione dei Pesci. La maggior parte degli astrologi sostiene che la discrepanza è solo apparente, perché le stelle che appaiono sullo sfondo sono del tutto ininfluenti.
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