Saint Seiya Hades

3. SICILIA, Tomo 1 - Capitolo di Mei

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Minos82
view post Posted on 20/12/2010, 17:32     +1   -1




A bordo del piccolo aereo a rotori verso la Sicilia, Pegasus e Andromeda hanno finalmente modo di parlare con Mei, figlio di Alman e quindi loro fratello di parte paterna, che credevano fosse morto da tempo. Il ragazzo non comprende del tutto il loro stato di sorpresa, sottolineando che dopo tutto anche loro sono vivi, e rimprovera bonariamente Pegasus dicendo che continua a comportarsi da bambino, come quando erano piccoli e si affrontavano nelle zuffe, da cui lui, Mei, usciva sempre vincitore. Dopo aver visto Pegasus e Andromeda indossare le armature e riporre gli scrigni nella stiva, Mei ammette che, se si affrontassero ora, lui non avrebbe speranze, visto che non è riuscito a diventare cavaliere e, pur essendo sopravvissuto, è ora un semplice soldato. Pegasus e Andromeda poi spiegano che per Mei era stato redatto un atto di morte visto che non era riuscito a tornare con l'armatura ed era stato dato per disperso, ed il ragazzo spiega che il suo maestro è morto durante la rivolta di Gemini, e da quel momento lui è stato lasciato in Sicilia come spia sul campo. Mei continua affermando di aver sempre saputo che Alman era loro padre, ma di essere rimasto sorpreso nello scoprire che lady Isabel, che ricorda solo come una bambina arrogante e viziata, sia la reincarnazione di Atena. Il ragazzo poi chiede chi altro sia sopravvissuto, ed i due gli elencano i loro soli otto compagni di orfanotrofio che sono riusciti a tornare indietro: Sirio, Phoenix, Cristal, Asher, Aspides, Black, Geki e Ban. Mei si emoziona nel sentire i nomi dei suoi fratelli, ricordando ad esempio quanto Phoenix fosse diverso da Andromeda nonostante il loro legame di sangue, e ride nell'apprendere che Asher è cavaliere di Unicorno, ripensando alle volte in cui si lasciava cavalcare da Isabel solo per divertirla. Andromeda spiega che gli altri cavalieri ora sono nei rispettivi luoghi di addestramento, tranne Phoenix, che sembra scomparso nel nulla come suo solito. In quel momento, il velivolo raggiunge la Sicilia, e Nicole, che finora era rimasto ai comandi, dice loro di prepararsi a saltare giù, perchè, se dovessero fare un atterraggio regolare, non ci sarebbe abbastanza carburante per tornare al Grande Tempio. Un pò di malavoglia, i tre si gettano non appena l'aereo è sceso abbastanza di quota, toccando terra senza bisogno di paracadute grazie alle loro capacità. Ben presto, si sistemano in una piccola isola, dove Mei parla loro della Sicilia, della mafia, della zona di Taormina e del Monte Etna, dove probabilmente si nascondono i Giganti. Il vulcano è attualmente in fase attiva, e per questo l'aeroporto della zona è stato chiuso e Taormina è stata evacuata, cosa che lascia ai cavalieri campo libero. I tre decidono di entrare nell'Etna per accertarsi che i sigilli di Atena non siano stati infranti, ma in quel momento davanti a loro si parano i tre Giganti incontrati in precedenza: Agrios, la Forza Bruta, Thoa, il Lampo Veloce, e Pallas, lo Spirito Stupido, con indosso le loro armature di Adamas. Pegasus avverte Andromeda della loro identità, ma improvvisamente, preceduto da un puzzo pestilenziale, sopraggiunge un quarto nemico, che il cavaliere riconosce come l'aggressore incontrato al teatro. Costui si presenta come Encelado, la Voce Sigillata, sommo sacerdote dei Giganti. Armato di un bastone e con il volto coperto dalla maschera di un orco, ad Encelado basta parlare per spingere indietro i nemici con il suo cosmo, ed in particolare Mei, non indossando un'armatura, è vulnerabile. Encelado è offeso che Atena non sia venuta di persona, inviando solo dei cavalieri di bronzo, e giura vendetta contro di lei, accusandola di averli combattuti in passato. Mentre Mei deduce che i sigilli di Atena devono essere stati sicuramente infranti, Pegasus chiede notizie di Yulij, ed Encelado afferma che è prigioniera nelle profondità di una caverna sotto l'Etna, dove morirà per le eruzioni o i gas sotterranei velenosi. A queste parole, Andromeda, Pegasus e Mei decidono di rimandare la battaglia per soccorrere la compagna e, stando lontani dalla zona urbana di Taormina, corrono verso l'Etna. I Giganti però li tallonano da vicino, avvisando che dovranno prima combattere con loro. Non avendo scelta, Pegasus si prepara ad affrontare Agrios e lo attacca con il suo Fulmine, deciso a sconfiggerlo senza perdere tempo. Il colpo segreto però non ha effetto sulla corazza di Adamas del nemico, che, ridendo, reagisce con la Pressione di Roccia, frantumando il suolo con le braccia e travolgendo l'eroe. Intanto, Nicole è tornato al Grande Tempio dove parla con lady Isabel, informandola degli ultimi eventi. Il cavaliere vuole usare Kiki per tenere i contatti con la Sicilia, ma Atena afferma di aver già affidato un'altra missione al bambino: se i Giganti sono davvero tornati, la forza di Pegasus e Andromeda potrebbe non bastare da sola. Nel frattempo, sull'Etna, Thoas fronteggia Andromeda, mostrando un cosmo impressionante che fa da contrasto con la sua espressione serena ed elegante. Di fronte al nemico, che sembra capace di leggergli nella mente, Andromeda chiede i motivi di questa nuova battaglia, affermando che i loro gesti hanno messo in pericolo gli abitanti della zona. Thoas risponde in modo enigmatico, narrando brevemente al cavaliere la storia delle Guerre Sacre tra le divinità, principalmente Atena, Hades e Nettuno, e le numerose vittime che vi sono sempre state. Andromeda ribatte che i cavalieri esistono per proteggere l'umanità, ed il Gigante lo invita allora a combattere, persino a cercare di ucciderlo, perchè lui farà altrettanto, ed alla fine uscirà vincitore. Senza altre parole, Thoas colpisce Andromeda, ma è poi obbligato a retrocedere di fronte alla fornidabile difesa della sua catena. Impressionato dall'arma del cavaliere, il Gigante si prepara cautamente allo scontro, facendo esplodere il proprio cosmo. Intanto, in una caverna illuminata da una luce innaturale, Yulij riprende i sensi, scoprendo di essere incatenata alla roccia, ed indebolita dai gas sulfurei sotterranei. In quel momento, Encelado la raggiunge, spiegandole brevemente la situazione. Grazie ai suoi doveri di chierico, Yulij ricorda subito la leggenda dei Giganti, e, dalla presenza della luce che sembra provenire dalle sole rocce, intuisce che quella caverna deve essere una zona sacra. La sacerdotessa poi capisce che Encelado è protetto dal gas dalla maschera di orco che indossa, e questo le ricorda che la sua maschera è stata distrutta durante il rapimento. Imbarazzata dall'essere vista in volto, la ragazza cerca di distogliere lo sguardo, ma Encelado usa il bastone per obbligarla a guardarlo direttamente nel viso, e la provoca dicendo che è solo un'esca. Yulij ribatte che nessuno verrebbe mai a salvare una semplice sacerdotessa di Bronzo, ma il Gigante le fa notare che Atena non la pensa allo stesso modo, ed ha già inviato dei cavalieri. Commossa dal grande cuore della Dea, Yulij avverte improvvisamente un cosmo immenso, proveniente da un qualche luogo sotterraneo nascosto, ma, prima di poter fare qualcosa, viene colpita dal bastone di Encelado, eccitato all'idea che il suo signore presto risorgerà, e perde i sensi.
 
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