| “Quando gli avrai lavato le mani tre volte, con le mani lavate gli aspergerai il cranio, così che la Druj Nasu scappi dalla fronte tra le sopracciglia. Gli aspergerai del gaomayzia in fronte tra le sopracciglia e allora Druj Nasu fuggirà sulla nuca. Tu gli aspergerai la nuca, e la Druji Nasu volerà via sulle mascelle.” Avesta, Vendidad, Fargard 9, vv. 15-16
Druj Nasu: dall’avestico druji=ingannatore e nasu=cadavere. La Nasu delle religioni orientali (mazdeismo e zoroastrismo) era un demone che, penetrando nei cadaveri, li faceva imputridire. In alcuni testi avestici viene rappresentata come una mosca dalle fattezze mostruose; si riteneva, infatti, che le mosche fossero animali impuri e demoniaci, creati dalla putrefazione dei cadaveri per opera dello Spirito del Male, Angra Mainyu. In quanto divinità-mosca, il demone Nasu era quindi simbolo di impurità, putrefazione e decadenza. Nel momento in cui un’anima abbandonava il proprio corpo, la Nasu si trasformava in mosca e andava ad impossessarsi del corpo. La dea-insetto aveva inoltre la capacità di contaminare o persino uccidere i vivi che si ritrovavano sulla sua strada nel momento di rivelarsi. Gli unici a poter smascherare la Nasu erano quei cani ed uccelli che, al pari del demone, si cibavano di cadaveri. La presenza dei cani era quindi necessaria nei rituali di esorcismo e di purificazione dei cadaveri prima della sepoltura. Si riteneva, infatti, che la presenza di un cane giallo con quattro occhi o di un cane bianco con occhi gialli sarebbe bastata a far scappare il demone-mosca dal corpo posseduto. In caso contrario, si sarebbe dovuti ripiegare su un complesso rituale che prevedeva l’enumerazione anatomica degli organi, l’uso di acqua consacrata e urina di bue e seguiva un formulario che in parte sarà poi mutuato dall’esorcismo cristiano.
Un altro demone del mondo orientale condivideva l’affinità con questi insetti: Ba' al Zebub, adorato nella terra di Canaan e chiamato dagli ebrei “principe dei demoni”. Il nome di questa divinità filistea significa appunto “Signore delle mosche” e si dice che nessun insetto osasse penetrare nel tempio dedicato a questo demone.
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