Saint Seiya Hades

Shinobi

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Trevor Belmont
view post Posted on 20/2/2011, 12:41     +1   -1




Nel VI secolo d.C. il Buddismo, dopo aver fatto migliaia di proseliti in India ed in Cina, entrò anche in Giappone ponendosi subito come una dottrina religioso-filosofica precisa ed in possibile antitesi con i miti ed i dogmi autoctoni. Questo portò ad un conflitto interno tra chi sosteneva la nuova dottrina Buddhista e chi era profondamente radicato nelle pratiche schintoiste e la crisi che si venne a verificare nel paese produsse una svolta nella storia giapponese. Il 552 d.C. anno ufficiale dell’entrata in Giappone del Buddismo, segna anche l’inizio del periodo Asuka che sotto la maschera di un lotta religiosa e di faide familiari si produsse in una profonda rivoluzione politica. In tutto il Giappone scoppiarono vere e proprie persecuzioni nei confronti di chi appoggiava la nuova dottrina e molti aspiranti buddhisti trovarono rifugio nelle zone montuose intorno a Kyoto (circa nel VII d.C).

Alcuni di questi dissidenti divennero briganti, formando gruppi criminali atti a compiere scorrerie e vandalismi per la propria sopravvivenza. Molti altri invece scelsero la via più spirituale dell’ascetismo divenendo yamabushi (lett. guerrieri di montagna), asceti della montagna il cui scopo era raggiungere l’illuminazione attraverso un misticismo di tipo pragmatico. Si sa che a quei tempi la vita di montagna non era certo facile e per difendersi dai briganti e dalle truppe che ricercavano i dissidenti politici e religiosi, questi yamabushi dovettero escogitare nuovi metodi di difesa. Spinti dalla necessità di sopravvivenza, questi asceti escogitarono un nuovo sistema a scopo difensivo che fondeva la pratica di diverse arti marziali e della strategia militare con una sorta di guerra psicologica ed i poteri occulti secondo le credenze del tempo. Il conflitto con il potere centrale si protrasse a lungo e nel corso dei secoli gli yamabushi svilupparono straordinarie tecniche di sopravvivenza e divennero guerrieri formidabili nell’arte del ninjutsu (arte dell’insinuarsi) ed i suoi adepti divennero i famigerati shinobi o ninja. Da pochi e disorganizzati gruppi originari, ben presto i ninja divennero vere e proprie famiglie ben organizzate e tra il 1192 ed il 1333 d.C. si potevano contare 25 scuole ninja sparse su tutto il territorio giapponese. Le più famose furono la scuola di Koga (attuale prefettura di Shiga) con 50 famiglie e quella di Iga (oggi prefettura di Mie) controllata da tre famiglie principali: la Hattori, la Momochi e la Fujibayashi.

Le origini dell’arte dello shinobi sono fatte risalire a fonti cinesi. Tra i classici che maggiormente furono d’ispirazione per i primi yamabushi, certamente il più importante è L’arte della guerra (Sunzi Bingfa) di Sun Zi e conosciuto in Giappone come SONSHI. Nel suo classico di strategia, Sun Zi dedica un capitolo all’uso delle spie in guerra. Fu proprio lo studio dell’opera di questo generale cinese a fornire lo spunto per la nascita e lo sviluppo del ninjutsu. Sebbene il termine «ninjutsu» possa essere tradotto come “arte della furtività”, questa interpretazione si rivela assai riduttiva in quanto identifica una sola delle molte caratteristiche e funzioni dello shinobi. Gli “uomini ombra” venivano impiegati per quelle operazioni che non potevano essere portate a termine dai samurai, legati al loro codice cavalleresco e troppo impegnati a farlo rispettare. Tali operazioni si traducevano in infiltrazioni notturne negli avamposti nemici, espugnazioni di roccaforti, assassini politici, sabotaggi e così via. Insomma, tipiche azioni da spia.
La missione di uno shinobi può essere raccolta in quattro punti principali:
1. infiltrazione
2. raccolta di informazioni a mezzo dello spionaggio
3. assassini, sovversioni, annientamento delle difese nemiche
4. azioni sul campo di battaglia (scontro aperto, imboscate, attentati)

Per portare a termine tutti questi compiti, uno shinobi aveva dalla sua, oltre un lungo addestramento, una serie di attrezzi degni dei più moderni agenti segreti. Archi smontabili di dimensioni ridotte, lance telescopiche, bombe fumogene e pugnali da lancio erano solo una piccola parte dell’arsenale in dotazione a questi temibili guerrieri ombra. Oltre al combattimento armato ed a mani nude (jujitsu) i ninja erano abili chimici e la loro conoscenza dei veleni non aveva eguali in tutto il Giappone. Erano anche esperti nella guerra psicologica e nell’arte dell’inganno.
Essere uno shinobi non era un lavoro ma una vocazione. Non si diventava ninja per mestiere ma solo per diritto di nascita o per adozione. I segreti delle tecniche del ninjutsu venivano tramandati segretamente attraverso libri e documenti (torimaki) di padre in figlio. Rivelare i segreti di un ninja equivaleva ad una condanna a morte da parte degli altri membri del clan.
La famiglia era ben organizzata in un sistema piramidale che permetteva un alto grado di segretezza. Al massimo grado stava il JONIN che si occupava di amministrare gli affari del clan, di stipulare i contratti, e di organizzare le operazioni. Poi veniva CHUNIN, formato da un piccolo gruppi di uomini scelti che assistevano il capo clan. Infine vi erano i GENIN il cui compito era di mettere in pratica gli ordini ed operavano sul campo.
 
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